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Le promesse elettorali …
Il Movimento 5 stelle di Castelfranco ha presentato una nuova istanza al Sindaco Reggianini riguardante l’Ospedale !
Ne riportiamo gli estremi:
a) Le informazioni date dalla AUSL rendono chiaro il fatto che il servizio notturno attuale non è affatto equivalente a quello, già limitato, erogato di giorno. E’ perciò fuorviante indicare questo servizio notturno come un prolungamento di quello diurno: ne è invece un semplice completamento con funzioni estremamente limitate che in pratica non hanno nulla a che fare con un reale servizio di Pronto Soccorso e neanche di Primo Intervento. In tal senso le sue dichiarazioni del dicembre scorso ci paiono solo formalmente vere, ma ambigue e volte a fornire un’idea ottimistica, nella sostanza non aderente alle aspettative della cittadinanza.
b) Con riferimento alla copertura diurna dove: ”…il Punto di Primo Intervento … è chiamato a fornire risposta in urgenza alle situazioni cliniche a bassa criticità e complessità, alla stabilizzazione, ecc…” chiediamo quanti codici triage di P.S. Bianchi, Verdi, Gialli e Rossi sono stati completamente trattati nell’anno 2012 nell’ Ospedale di Castelfranco e quanti, nello stesso periodo, inviati ad altri P.S. Chiediamo possibilmente non il n. complessivo, ma i parziali per ciascun codice.
c) Si nota che la PER QUANTO RIGUARDA L’AUTOINFERMIERISTICA la AUSL (pto 2) fa riferimento alla programmazione 2012-2014, quindi l’arrivo della stessa 12h/7gg a Nonantola si deve realizzare entro il 2014. Chiediamo conferma di questo. Chiediamo anche quando, sempre a Nonantola, si prevede l’estensione dell’orario dell’autoambulanza da 17h/7gg a 24h/7gg: sempre entro il 2014 ? O prima ? O dopo ? Se dopo: perché ?
Sempre in riferimento a tale autoambulanza si chiede il tipo di equipaggio previsto, ovvero se, oltre all’autista, è prevista la presenza costante di un medico e/o di un infermiere.
d) In merito al trasferimento dell’Unità di cardiologia riabilitativa e Terapia antalgica, per non ritenere che il Sindaco abbia disatteso il mandato del Consiglio Comunale del 11/2010 ci può indicare quali sono le azioni che Lei ha provato a sostenere perché il trasferimento di cui sopra non avvenisse?
e) Sempre in merito al trasferimento dell’Unità di cardiologia riabilitativa, a commento della risposta avuta da AUSL, rileviamo che esistono centri di riabilitazione analoghi (Gaiato, Riva del Garda) che operano con successo in contesti simili a Castelfranco, senza la necessità di avere un supporto di contorno costante ed esteso come quello del NOCSAE. La motivazione data dalla AUSL non appare così convincente e fondamentale da giustificare il trasferimento.
Chiediamo perciò di avere dei dati sull’operato del nuovo Reparto presso NOCSAE, ovvero:
· n. di posti letto previsti e quando saranno operativi (a Castelfranco erano 14)
· n. di prestazioni effettuate e relativo arco temporale.
· verifica dei costi del servizio e confronto con i dati storici di Castelfranco
Questo nell’ottica di una verifica dell’efficienza della struttura appena avviata i cui costi ovviamente sono sostenuti dai cittadini, inclusi quelli di Castelfranco.
f) Definito l’Ospedale di Castelfranco come “centro Hub” per la Terapia Antalgica, si chiede se gli attuali servizi chirurgici verranno mantenuti anche negli anni a venire, mantenendone i relativi posti-letto e gli standard qualitativi.
Infine il MoVimento 5 stelle si chiede con perplessità: come può un Ospedale depotenziato come il nostro essere considerato un centro Hub ?
MoVimento 5 stelle Castelfranco Emilia
Interrogazione Regionale su Case della Salute
COMUNICATO STAMPA 23 Luglio 2012 OSPEDALI DI PROSSIMITA’ Favia: “Tuteliamo la sanità pubblica, difendiamo gli ospedali di prossimità”
Interrogazione M5S sul PAL che ridimensiona gli ospedali di
Finale Emilia,Castelfranco e Pavullo
“Come Movimento 5 stelle siamo fortemente critici nei confronti dell’inadeguatezza del nuovo PAL modenese (piano attuativo locale) e dei ridimensionamenti previsti per i così detti ospedali “di prossimità” ovvero Finale Emilia, Castelfranco Emilia e Pavullo” – dice Giovanni Favia, Consigliere del Movimento 5 Stelle, che ha depositato due interrogazioni in regione dopo il lavoro già fatto negli anni scorsi di legislatura – “Stiamo parlando di ospedali strutturalmente all’avanguardia, ma lasciati sottoutilizzati e ridotti all’inefficienza per assecondare le politiche dei tagli alla sanità avviate sin dal 1993. Tutto questo nell’indifferenza dei responsabili dell’ASL e degli amministratori che si sono fin qui susseguiti. Hanno di fatto trasformato il diritto primario alle cure in un fattore secondario rispetto al contenimento della spesa pubblica” – accusa Favia – “per questo chiediamo certezze e non progetti strampalati basati su previsioni d i spesa faraonici per centinaia di nuovissime case della salute di cui nessuno sente la necessità. I cittadini si stanno già muovendo in tal senso, a difesa della salute pubblica, ma il nostro è un appello a tutte le forze politiche affinché si adoperino con ogni mezzo e presso le dovute sedi affinché il servizio di Punto di primo intervento dell’Ospedale di Castelfranco Emilia torni a funzionare 24 ore su 24, e perché lo stesso ospedale venga mantenuto in vita come tale, adeguato, potenziato e realmente integrato nella rete al pari degli altri ospedali di prossimità, non riconvertito in cronicario o RSA assistita e neppure in Casa della Salute.”
GIOVANNI FAVIA
Consigliere Gruppo Assembleare Movimento 5 Stelle-Beppegrillo.it Emilia-Romagna
Interrogazione:
Riduzione insegnanti di sostegno
Taglio di un insegnante su due.
Da Roma parte il ricorso collettivo!
“Nonostante il quadro normativo nazionale e internazionale parli chiaro, le ore destinate alla formazione degli alunni disabili sono sempre meno. E’ per questo che il Coordinamento dei genitori della Capitale ha deciso di agire per vie legali per garantire anche ai bambini speciali il diritto allo studio… “speriamo che anche altre città seguano l’esempio.”
Difendere il diritto allo studio dei bambini disabili, quelli che vengono penalizzati due volte, se nelle classi non ci sono gli insegnanti di sostegno. E’ per questo che il Coordinamento scuole elementari di Roma ha deciso di lanciare una proposta di un ricorso collettivo contro la riduzione in organico di questo tipo di docenti.
Nella scuola elementare, “quella che un tempo – sottolinea Bruna Sferra, docente della scuola Principe di Piemonte di Roma – era il fiore all’occhiello della scuola pubblica italiana, preso a modello da tutta Europa”, ai bambini diversamente abili viene tolta ogni possibilità.
Un’ingiustizia inaccettabile per un gruppo di genitori, insegnanti e assistenti scolastici, che un anno fa si è organizzato nel Coordinamento scuole elementari di Roma (che rappresenta oltre sessanta scuole della Capitale). Nonostante la legge sia dalla loro parte, il diritto allo studio di questi scolari speciali è costantemente disatteso. Sia la Corte Costituzionale nella sentenza 80 del febbraio 2010 sanciva l’illegittimità di fissare un limite massimo al numero dei posti degli insegnanti di sostegno, sia la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, adottata dalle Nazioni Unite, sosteneva il diritto all’istruzione e ad un percorso formativo di qualità anche per i bambini diversamente abili.
Eppure nelle scuole della Capitale la situazione è molto diversa: “Ad oggi – ricorda Domenico Montuori, direttore amministrativo della scuola Pietro Maffi e portavoce del coordinamento – il rapporto è di uno a tre (un insegnante di sostegno ogni tre studenti bisognosi) e talvolta arriva anche a uno a quattro”. I decreti, le circolari ministeriali e soprattutto la sentenza della Corte suprema prevedono però un rapporto massimo di uno a due. L’ unico modo, per i genitori di vedere riconosciuto ai propri figli questo diritto, è quello di procedere per vie legali. “Non tutti però – fa notare Bruna Sferra – hanno le possibilità o gli strumenti per farlo”. E’ per questo motivo che, dopo aver più volte presidiato davanti al ministero dell’Istruzione, il Coordinamento propone adesso un ricorso collettivo: un avvocato analizzerà ogni singolo caso, segnalato dai genitori (fino ad oggi sono circa dieci, “ma stanno aumentando”, assicura Bruna Sferra); tutti insieme confluiranno poi in un unico maxi ricorso, che sarà presentato entro gennaio 2012. “Il primo passo da compiere per i genitori, e anche quello più urgente (c’è tempo fino alla fine di dicembre) – spiega in una nota il coordinamento – è quello di richiedere, nelle segreterie delle scuole di appartenenza, l’accesso agli atti”. Il modulo è scaricabile da http://www.coselementariroma.it/ .
In questo modo si potrà fare una sorta di visura sull’organico dei docenti di sostegno e sulla loro distribuzione. Successivamente, ciascun genitore dovrà presentare la documentazione che certifica il diritto del proprio bambino ad avere l’insegnante di sostegno per un numero necessario di ore: a seconda della gravità del deficit, al bambino viene assegnato un codice. A questo corrisponde un numero preciso delle ore di sostegno di cui necessita il bambino. Fino ad un massimo di 22 ore settimanali, quasi mai riconosciute: Milo, ad esempio, un bambino di nove anni, affetto da microcefalia vera ed epilessia, secondo la diagnosi funzionale della Asl, avrebbe bisogno della sua insegnante di sostegno per tutte le 22 ore alla settimana. “Invece – accusa Melissa, sua madre, ne ha soltanto la metà”.
Ma la mancanza di ore di sostegno ricade sull’intera comunità scolastica: questo tipo di docenti sonouna risorsa per l’intera classe. Per questo, tutti i genitori (anche quelli dei bambini cosiddetti normodotati) potranno partecipare al ricorso.
Scongiurare dunque il rischio di arrivare, cosi come avviene già in altri Paesi, ad una distinzione tra scuole per normodotati e scuole per bambini speciali. L’impressione infatti è che, con i tagli anche da parte delle amministrazioni comunali sugli Aec (Assistenti educativi culturali), cioè il personale specializzato nel seguire il bambino nella sfera dell’autonomia (igiene personale, alimentazione, ecc…), si stia andando proprio in tale direzione.
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Aggiornamento
Anche a Modena hanno iniziato la raccolta firme.
Tagliare la metà dei contratti a tempo determinato, come vuole la Legge di stabilità, per il Comune di Modena potrebbe voler dire “mettere a rischio il 52% dei servizi educativi per la fascia 0-6 anni”. Lo sostiene il Coordinamento consigli dei nidi e delle scuole dell’infanzia di Modena, che ha dato il via a una mobilitazione dei genitori per scongiurare l’effetto di questo provvedimento (sono già state raccolte 2.054 firme in cinque giorni).
A partire dal 1 gennaio, infatti, è entrato in vigore il limite che impone a Regioni, Province, Ausl e Comuni la riduzione del 50% della quota di contratti di lavoro a tempo determinato e di collaborazione coordinata a e continuativa che possono essere attivati.
Per queste motivazioni, nelle scuole dell’infanzia e nei nidi comunali della città, è partita la raccolta firme in calce a una lettera che sarà inviata al sindaco di Modena, Giorgio Pighi, al presidente della Regione, Vasco Errani, al presidente dell’Anci Graziano Delrio, e a tutti i parlamentari modenesi.
Giù le mani dal 25 Aprile – 1° Maggio e 2 Giugno
Da Emilia Romagna 5 Stelle
La Manovra finanziaria che dovrebbe togliere l’Italia dalle secche è ingiusta e inutile.
La Casta di questo Governo ha toccato veramente il fondo se pensa di risollevare le sorti dell’economia italiana abolendo di fatto tre festività laiche che fanno parte della cultura, della storia e della nostra sempre più malata Repubblica democratica. Il Governo Pdl-Lega ha pensato bene di sacrificare il 25 aprile (Festa della Liberazione dal nazifascismo), il 1 maggio (Festa del Lavoro) ed il 2 giugno (Festa della Repubblica) sull’altare della logica del PIL. Il problema è che questa è la stessa logica malata che ci ha portato alla rovina. E ora dovremmo riproporla? Che credibilità può avere un Ministro che pensa di risollevare l’economia facendo lavorare anche in questi tre giorni i cittadini, spostando le festività alla domenica della settimana? Quest’anno il 25 aprile cadeva a Pasquetta (quindi già festivo) e il 1 maggio cadeva di domenica, eppure non pare che i risultati economici siano stati tanto brillanti. O no?
E i geni dell’economia che hanno suggerito di sacrificare tre ponti sull’altare della produttività e della crescita (due parole abusate e travisate) hanno pensato che, se da un lato ci sono 3 giorni in più di lavoro, dall’altro ci saranno milioni e milioni di vacanzieri in meno? Hanno pensato all’indotto del turismo dei tre ponti, che di solito spostano fra i dieci e i venti milioni di cittadini che danno fiato all’economia? E’ chiaro che il saldo complessivo per il Paese, per la nostra povera Italia, sarà negativo anche solo dal mero punto di vista economico, senza dimenticare il danno morale inflitto ai lavoratori.
Ma c’è qualcosa di ancora più subdolo in queste scelte.
Si tenta di cancellare il ricordo di chi lottò e sacrificò la propria vita, sotto ogni colore politico, contro la dittatura nazifascista; si tenta di dare un colpo di spugna alla dignità del lavoro e alle lotte operaie; si tenta di far sbiadire il ricordo della vittoria del Referendum che fece diventare l’Italia una Repubblica. Questi tre pilastri dell’Italia di oggi, che tali devono rimanere anche nell’Italia di domani, verranno del tutto rimosse in poco tempo nella memoria collettiva.
Una operazione vergognosa sotto il profilo etico e culturale, oltre che fallimentare dal punto di vista economico.
Il Movimento 5 Stelle Emilia-Romagna si unisce quindi all’appello lanciato per salvare le festività del 25 aprile, 1 maggio e 2 giugno con tutto il carico di storia e di cultura che portano con sé.
Gruppo Assembleare Movimento 5 Stelle Emilia-Romagna
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Aggiornamento 09/2011
Le festività soppresse sono state ripristinate…
è già la seconda volta che la Marcegaglia prima e Berlusconi poi ci provano… cosa succederà alla terza ?
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