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Riduzione insegnanti di sostegno
Taglio di un insegnante su due.
Da Roma parte il ricorso collettivo!
“Nonostante il quadro normativo nazionale e internazionale parli chiaro, le ore destinate alla formazione degli alunni disabili sono sempre meno. E’ per questo che il Coordinamento dei genitori della Capitale ha deciso di agire per vie legali per garantire anche ai bambini speciali il diritto allo studio… “speriamo che anche altre città seguano l’esempio.”
Difendere il diritto allo studio dei bambini disabili, quelli che vengono penalizzati due volte, se nelle classi non ci sono gli insegnanti di sostegno. E’ per questo che il Coordinamento scuole elementari di Roma ha deciso di lanciare una proposta di un ricorso collettivo contro la riduzione in organico di questo tipo di docenti.
Nella scuola elementare, “quella che un tempo – sottolinea Bruna Sferra, docente della scuola Principe di Piemonte di Roma – era il fiore all’occhiello della scuola pubblica italiana, preso a modello da tutta Europa”, ai bambini diversamente abili viene tolta ogni possibilità.
Un’ingiustizia inaccettabile per un gruppo di genitori, insegnanti e assistenti scolastici, che un anno fa si è organizzato nel Coordinamento scuole elementari di Roma (che rappresenta oltre sessanta scuole della Capitale). Nonostante la legge sia dalla loro parte, il diritto allo studio di questi scolari speciali è costantemente disatteso. Sia la Corte Costituzionale nella sentenza 80 del febbraio 2010 sanciva l’illegittimità di fissare un limite massimo al numero dei posti degli insegnanti di sostegno, sia la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, adottata dalle Nazioni Unite, sosteneva il diritto all’istruzione e ad un percorso formativo di qualità anche per i bambini diversamente abili.
Eppure nelle scuole della Capitale la situazione è molto diversa: “Ad oggi – ricorda Domenico Montuori, direttore amministrativo della scuola Pietro Maffi e portavoce del coordinamento – il rapporto è di uno a tre (un insegnante di sostegno ogni tre studenti bisognosi) e talvolta arriva anche a uno a quattro”. I decreti, le circolari ministeriali e soprattutto la sentenza della Corte suprema prevedono però un rapporto massimo di uno a due. L’ unico modo, per i genitori di vedere riconosciuto ai propri figli questo diritto, è quello di procedere per vie legali. “Non tutti però – fa notare Bruna Sferra – hanno le possibilità o gli strumenti per farlo”. E’ per questo motivo che, dopo aver più volte presidiato davanti al ministero dell’Istruzione, il Coordinamento propone adesso un ricorso collettivo: un avvocato analizzerà ogni singolo caso, segnalato dai genitori (fino ad oggi sono circa dieci, “ma stanno aumentando”, assicura Bruna Sferra); tutti insieme confluiranno poi in un unico maxi ricorso, che sarà presentato entro gennaio 2012. “Il primo passo da compiere per i genitori, e anche quello più urgente (c’è tempo fino alla fine di dicembre) – spiega in una nota il coordinamento – è quello di richiedere, nelle segreterie delle scuole di appartenenza, l’accesso agli atti”. Il modulo è scaricabile da http://www.coselementariroma.it/ .
In questo modo si potrà fare una sorta di visura sull’organico dei docenti di sostegno e sulla loro distribuzione. Successivamente, ciascun genitore dovrà presentare la documentazione che certifica il diritto del proprio bambino ad avere l’insegnante di sostegno per un numero necessario di ore: a seconda della gravità del deficit, al bambino viene assegnato un codice. A questo corrisponde un numero preciso delle ore di sostegno di cui necessita il bambino. Fino ad un massimo di 22 ore settimanali, quasi mai riconosciute: Milo, ad esempio, un bambino di nove anni, affetto da microcefalia vera ed epilessia, secondo la diagnosi funzionale della Asl, avrebbe bisogno della sua insegnante di sostegno per tutte le 22 ore alla settimana. “Invece – accusa Melissa, sua madre, ne ha soltanto la metà”.
Ma la mancanza di ore di sostegno ricade sull’intera comunità scolastica: questo tipo di docenti sonouna risorsa per l’intera classe. Per questo, tutti i genitori (anche quelli dei bambini cosiddetti normodotati) potranno partecipare al ricorso.
Scongiurare dunque il rischio di arrivare, cosi come avviene già in altri Paesi, ad una distinzione tra scuole per normodotati e scuole per bambini speciali. L’impressione infatti è che, con i tagli anche da parte delle amministrazioni comunali sugli Aec (Assistenti educativi culturali), cioè il personale specializzato nel seguire il bambino nella sfera dell’autonomia (igiene personale, alimentazione, ecc…), si stia andando proprio in tale direzione.
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Aggiornamento
Anche a Modena hanno iniziato la raccolta firme.
Tagliare la metà dei contratti a tempo determinato, come vuole la Legge di stabilità, per il Comune di Modena potrebbe voler dire “mettere a rischio il 52% dei servizi educativi per la fascia 0-6 anni”. Lo sostiene il Coordinamento consigli dei nidi e delle scuole dell’infanzia di Modena, che ha dato il via a una mobilitazione dei genitori per scongiurare l’effetto di questo provvedimento (sono già state raccolte 2.054 firme in cinque giorni).
A partire dal 1 gennaio, infatti, è entrato in vigore il limite che impone a Regioni, Province, Ausl e Comuni la riduzione del 50% della quota di contratti di lavoro a tempo determinato e di collaborazione coordinata a e continuativa che possono essere attivati.
Per queste motivazioni, nelle scuole dell’infanzia e nei nidi comunali della città, è partita la raccolta firme in calce a una lettera che sarà inviata al sindaco di Modena, Giorgio Pighi, al presidente della Regione, Vasco Errani, al presidente dell’Anci Graziano Delrio, e a tutti i parlamentari modenesi.
Dal Comune un sostegno ai monogenitori
Leggiamo sui quotidiani locali che il Comune di Castelfranco ‘sostiene’ le famiglie con un solo genitore per offrire un sostegno economico alle famiglie in difficoltà, composte da un solo genitore ed almeno un figlio minorenne.
E’ l’obiettivo che il Comune vuole perseguire con un bando pubblicato nell’ambito programma attuativo del Piano di zona per la salute e il benessere sociale 2009-2011. Da oggi al 19 novembre 2011, i nuclei monogenitoriali residenti nel Comune potranno richiedere un contributo ad integrazione del proprio reddito. In termini economici le famiglie richiedenti devono avere un valore Isee – Indicatore della Situazione Economica Equivalente – non superiore a 16mila euro e un valore di patrimonio mobiliare non superiore a 5mila euro. I contributi verranno assegnati fino ad esaurimento delle risorse e calcolati in base al numero di richieste e al valore Isee, fino ad un importo massimo di 1500 euro per nucleo. A parità di Isee precedenza alle famiglie con più figli minorenni.
Avete un’idea di quante persone scelgano di non sposarsi (soprattutto quelle più benestanti che hanno la possibilità di “dichiarare” di abitare in case diverse) per accedere comunque ai contributi e ai sostegni ?
Potremmo dire che sono tantissime.
Avete un‘idea di quanti artigiani/lavoratori autonomi dichiarino un reddito al di sotto della soglia di sopravvivenza in quanto si scaricano pure le vacanze (trasferte di lavoro) dalla loro dichiarazione dei redditi ?
Potremmo dire che anche questi sono tantissimi.
Tutte queste persone vengono equiparate ai veri indigenti e la cosa è deplorevole.
Forse bisognerebbe tener conto anche del reddito dell’altro genitore (pur se non convivente) e magari anche tener conto di che auto, moto, barche, camper, possiedano sia il richiedente che l’altro genitore…. Crediamo se ne vedrebbero delle belle …..
Sindaco…. è ancora in tempo prima di Novembre….
Ah Sindaco un’ultima cosa: quanto sopra vale anche per gli scaglioni della mensa scolastica. Scaglionare le rette fino a 36000 euro è una presa in giro per tutti i lavoratori dipendenti, non si potevano fare scaglioni fino a 100.000 ? Trova giusto che una famiglia di operai paghi tanto quanto una famiglia di dirigenti ? Noi no.