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MODENA PERDE IL 118
L’assessore regionale alla sanità Lusenti ha recentemente comunicato – non in sede istituzionale, ma nel corso di un dibattito alla festa del PD – che le centrali operative del 118 Emilia Romagna verranno riorganizzate. Come di consueto, sotto il termine “riorganizzazione” si
nascondono i tagli: le centrali locali saranno sostituite da tre centrali operative che copriranno l’intera regione. La centrale del 118 odenese – non i mezzi di soccorso, ma il centro di coordinamento – sarà assorbita dalla centrale di Bologna. Lusenti non finge nemmeno di agire in nome dell’efficienza, ma afferma a chiare lettere che la ragione di tutto questo è il risparmio.
Il Movimento 5 stelle modenese affianca i COBAS-Sanità di Modena nel condannare fermamente tale “riorganizzazione”, che si tradurrà in un ingente taglio di posti di lavoro degli operatori modenesi, nel trasferimento di alcuni di essi a Bologna o nel ricollocamento di altri a nuove funzioni, con la perdita di professionalità consolidate nel settore dell’emergenza. Quale sarà la qualità del servizio in queste condizioni?
Quanti i posti di lavoro tagliati?
Quali i cosiddetti risparmi?
Non è dato saperlo.
Stigmatizziamo inoltre l’arroganza di una dirigenza che opera scelte senza alcun confronto con le Rappresentanze Sindacali Unitarie e con gli operatori che da anni si dedicano con competenza al servizio di Emergenza–Urgenza sul territorio di Modena.
Critichiamo duramente la scelta di non comunicare nei luoghi istituzionali i programmi di riordino e la totale mancanza di una valutazione tecnica e competente.
La salute dei cittadini è come sempre l’ultimo interesse di un’amministrazione che, in nome della spending review, taglia i più elementari diritti alla salute, insieme ai servizi sociali e all’istruzione, scaricando la crisi economica sui cittadini più deboli.
Ricordiamo che in una recente intervista alla Gazzetta di Modena Alessandra Trabucco, coordinatrice provinciale Anpas, appoggiata da Leoni (PDL) lamenta un presunto attacco al volontariato da parte della Regione che porterebbe alla scomparsa del servizio di ambulanze da alcune zone dell’Appennino.
Ciò a causa dei requisiti di accreditamento regionali definiti dalla Trabucco “troppo rigidi”: la Regione, infatti, chiede come requisito essenziale per la convenzione:
• equipaggi “in pronta partenza”,
cioè personale di turno presso la sede con mezzi pronti a partire. Attualmente invece il personale è solo reperibile e, se chiamato, deve indossare la divisa, recarsi a prendere l’ambulanza e poi intervenire sull’urgenza, sperando a questo punto di trovare il paziente ancora vivo. Numerose patologie sono infatti “tempo dipendenti”: più tempo passa dall’inizio dell’evento all’inizio del trattamento, minore sarà la probabilità di limitare i danni o di salvare la vita al paziente.
• Piena efficienza dei mezzi che devono essere dimessi dal servizio di emergenza dopo aver superato il limite di 300.000 km o 7 anni di attività.
Sosteniamo con assoluta fermezza la necessità di garantire standard minimi qualitativi nel servizio di soccorso extraospedaliero: tali servizi minimi, tuttavia, non possono essere garantiti da personale volontario, privo di un’adeguata preparazione sanitaria, e tantomeno da ambulanze che non siano in pronta disponibilità.
Chiediamo invece che sia la Regione, tramite personale sanitario preparato, ad occuparsi del servizio extraospedaliero in tutta la provincia, eliminando così l’odiosa discriminazione tra zone servite dal servizio pubblico ed altre lasciate alle cure di volontari non professionisti.
Ma ciò richiederebbe assunzioni e investimenti:
la spending review conterà più della salute dei cittadini?
Il 26/06/12 tutti in Cittadella a Modena
Ciao a tutti
siete pronti a ripartire per il consueto tour di relazione semestrale? Noi sì! Siamo ormai al quarto “giro”, avendo raggiunto i due anni di mandato, ma vogliamo che sempre più persone siano consapevoli di chi hanno eletto in Regione!
Nel 2010 collezionammo 161.056 voti, e abbiamo l’illusione di far conoscere la nostra attività da tutti!
Lanciamo un appello perché ci aiutiate a veicolare il messaggio di invito tra i vostri contatti, parenti amici e conoscenti. Potrebbe essere la serata giusta per far conoscere il Movimento a chi, pur simpatizzando genericamente, non lo conosce da vicino.
I media tradizionali non ci danno il giusto risalto, comunque non nel dettaglio della nostra attività sul territorio, e solo con il tam tam orizzontale possiamo diffondere l’informazione!
Per questo il passaggio informativo è dii fondamentale importanza e confidiamo nel vostro supporto per inoltrare l’invito attraverso mailing list, meetup, forum, blog e media locali.
Eleggendoci in Regione, avete scelto di condividere insieme un percorso, dimostrando senso di responsabilità e adesione a un nuovo modello politico.
Lo svolgimento della serata sarà secondo le solite consuetudini, dalle ore 20.30 ti aspettiamo per registrare la tua presenza ed alle 21.00 daremo inizio alla relazione!
Un abbraccio
ANDREA DEFRANCESCHI E GIOVANNI FAVIA
IL CALENDARIO
(tutte le serate cominceranno con la registrazione alle 20.30 e la discussione alle 21.00)
6 giugno – RIMINI – Hotel Polo – Viale Vespucci, 23 – 47900 Rimini (RN) (evento FB: https://www.facebook.com/events/398951220157721/)
8 giugno – RAVENNA – Sala “Pier Paolo D’Attorre” di Casa Melandri, Via Ponte Marino 2, Ravenna (RA) (evento FB: https://www.facebook.com/events/232371710198759/)
11 giugno – FORLI – Centro culturale san Francesco in via Marcolini 4, Forlì (FC)
13 giugno – PIACENZA – Circoscrizione 3, Viale Martiri della resistenza, Piacenza (PC)
20 giugno – BOLOGNA – 7 Gold, Via dell’Arcoveggio, 49/5, 40129 Bologna (BO)
21 giugno – FERRARA – Casa Cini Via Boccacanale di S. Stefano 26 44121 – Ferrara (FE)
25 giugno – REGGIO EMILIA – Il Buco magico, Via Martiri Cervarolo, 47 – 42122 Reggio nell’Emilia (RE)
26 giugno – MODENA – Sala “Rolando Fabri” Piazza della Cittadella 17, Modena (MO)
2 luglio – PARMA – Auditorium Toscanini (situato nel complesso dell’Istituto Toscanini) Via Cuneo, 3 (PR)
Medici di famiglia : coscienza o incentivo ?
Il Movimento 5 stelle di Modena e provincia si esprime sull’accordo usl/medici di famiglia.
Si specula sulle malattie per risparmiare sui farmaci.
I medici di famiglia modenesi ricevono incentivi dall’Ausl se dimostrano all’azienda sanitaria di avere prescritto meno farmaci ai malati, di avere sostituito farmaci più costosi con altri meno costosi, di aver prescritto i più economici farmaci generici e meno esami di laboratorio e/o indagini specialistiche.
È questa il sunto dell’accordo aziendale firmato nel 2011 tra l’Ausl, la Fimmg, la Federazione dei medici di medicina generale, dai sindacati Snami e Smi, ma non dal Simet, accordo valido per il triennio 2011-2013.
Dovrebbe mediare tra il diritto di ogni cittadino di ricevere le cure migliori e l’esigenza di contenimento della spesa pubblica sanitaria.
Dalle tabelle sui compensi emerge però che il medico incassa di più via via che prescrive di meno o sostituisce farmaci in uso con altri meno costosi.
Siamo oltremodo convinti che il medico deve continuare ad agire secondo scienza e coscienza e non ispirarsi a esigenze d’altra natura…..tanto più se l’ispirazione è incentivata da un compenso.
Modena al Cubo
Proiezione del documentario inchiesta sull’edilizia modenese “Modena al cubo”
Martedì 13/12/11 ore 21.00
Sala Curie – Villaggio Giardino – Modena
Modena³ (Modena al cubo) è un documentario inchiesta sulla questione urbanistica modenese che da qualche anno è al centro di accese polemiche. Partendo dal documento Modena Futura, scritto dall’assessore Daniele Sitta, comincia un viaggio tra i cantieri e i palazzi della città, toccando tutti i nervi scoperti di questa vicenda e andando ad indagare le relazioni tra Pubblica Amministrazione e i cosiddetti “poteri forti”. (qui il sito)
clicca su link a Youtube
clicca su Gazzetta di Modena del 10/09/11 con le considerazioni del regista.
clicca su Il fatto Quotidiano del 13/10/11
clicca qui per l’ Intervista ad Emilio Salemme – Presidente della Consulta Ambientale di Modena
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Aggiornamento del 26/03/2012 da Modenatoday.it
Modena³, Veronesi: “Pighi ha querelato su un sentito dire”
“Alla prima del 9 ottobre scorso Pighi era assente, quindi qualcuno gli ha riferito in modo errato un refuso contenuto nel documentario”. Così Gabriele Veronesi, il giornalista documentarista querelato nei giorni scorsi a titolo personale dal Sindaco di Modena Giorgio Pighi per un passaggio ritenuto “diffamatorio” nella pellicola Modena³. “Pighi ha fatto querela su un sentito dire”, ha aggiunto il giornalista. Stando a quanto raccontato dallo stesso Veronesi e dai suoi legali, gli avvocati Mario Marchiò e Gianluca Scalera, il passaggio incriminato è stato il risultato di un errore di ricostruzione da parte dello stesso giornalista che, tra l’altro, resosi conto dell’inesattezza pronunciata, il giorno successivo alla prima ha provveduto a rimuovere il segmento.
SCAMBIO DI PERSONA? NO, COOPERATIVA – Per un refuso, riportato da una telefonata effettuata da un soggetto non meglio precisato allo stesso Veronesi, nel documentario proiettato al “Teatro Tempio” si è verificato a tutti gli effetti uno “scambio di cooperative”. Nel passaggio incriminato, Veronesi ha lasciato intendere che Pighi, all’epoca di Tangentopoli, avesse difeso in un processo per corruzione la cooperativa Cmb. Ma l’errore, molto più sottile, è il seguente: nel video veniva spiegato come Pighi avesse assistito William Braga (vero), e che quest’ultimo fosse il presidente della Cmb (falso). Braga, invece, era presidente della Cooperativa muratori di Mirandola, anch’essa coinvolta in un processo, e difesa (questa sì) da Pighi. “Qui – ha chiarito Veronesi – non si tratta di falsità senza fondamento come detto da Pighi, ma di un errore di ricostruzione che, il giorno dopo la proiezione, ho provveduto a rimuovere”.
SMENTITE INCROCIATE – “Contestualmente alle smentite da parte di Cmb Carpi e del Sindaco giunte l’11 ottobre – ha aggiunto Veronesi – mi sono limitato a riferire mezzo stampa che Braga, nelle vicende sopra riportate, aveva quale difensore di fiducia Giorgio Pighi“. Per Veronesi, la smentita fatta dal presidente Cmb Carlo Zini è vera solo in parte: “Sì, è vero che il legale rappresentante della cooperativa all’epoca, Cesare Rinaldi, venne assolto con formula piena su richiesta del pool, ma è altrettanto vero che altri manager della Cmb chiesero e ottennero il patteggiamento della pena (caso delle metropolitane milanesi)”. In conclusione, vero che Pighi ha difeso la Coop Muratori e non la Cmb e “questo – come ha detto l’avv. Marchiò – non ci sembra un fatto offensivo. Non sono stati fatti commenti dietrologici o insinuazioni di alcun tipo, ma si trattava di un riferimento alle cooperative il cui intervento massiccio in sede di edilizia modenese era il tema principale del film”.
MISTERO SMARRIMENTO – “La vicenda ha assunto toni molto inquietanti – ha sottolineato l’avvocato Marchiò – Abbiamo paura che la denuncia nasca dal nulla. Siamo convinti – ha concluso il legale – che la cosa sfumerà, gli estremi del reato secondo me non ci sono”. Giorgio Pighi ha presentato denuncia al Tribunale di Mantova e ha chiesto il sequestro del “file informatico” proiettato al Teatro Tempio: ma, misteriosamente, questo filmato è scomparso. “Nel marasma generale della prima – ha spiegato il giornalista – fra la distribuzione di volantini e altro materiale per la promozione del documentario, è andato smarrito il dvd utilizzato per la proiezione. A nostra disposizione, c’è il brogliaccio (il testo enunciato dal narratore durante il documentario)”. Veronesi non vuole certo passare per uno che occulta le prove: “Chiaramente la cosa va anche a mio svantaggio, ho un elemento in meno a mia difesa.
PRESIDIO DI SOLIDARIETA’
Alla conferenza stampa organizzata da Veronesi e dai suoi legali, hanno preso parte amici del giornalista ed esponenti dell’Idv e del Movimento 5 Stelle, in testa Gabriele Grotti, promotore dell’iniziativa di solidarietà sul web “Siamo tutti Gabriele Veronesi”. Lo stesso giornalista si è detto rincuorato per questa mobilitazione: Ho visto cosa sta succedendo su Facebook e la cosa mi ha fatto piacere – ha riferito Veronesi – Questa solidarità la rigiro ai giornalisti, soprattutto precari, che costantemente si ritrovano in queste situazioni non ricevendo questo clamore e questa visibilità”. Ad oggi, Veronesi non ha ricevuto sostegno e solidarietà da alcun organo di rappresentanza dei giornalisti.
Scuole – esternalizzazioni
“Gli insegnanti di ruolo sono insufficienti a garantire l’apertura di tutte le sezioni di scuole dell’infanzia comunali del territorio della Regione per un insieme di ragioni: il Patto di Stabilità, che impone di reintegrare fino ad un massimo del 20% degli insegnanti che vanno in pensione, e il divieto di assunzioni a tempo indeterminato: l’educazione per i nidi non sarebbe garantita.”
E’ in questo contesto che molti comuni si stanno attrezzando cercando la soluzione nelle esternalizzazioni, affidando a privati la gestione del corpo insegnanti – con quel che ne consegue dal punto di vista dei lavoratori: molti insegnanti si ritrovano senza il posto di lavoro, con la conseguente gravissima interruzione della carriera professionale e la perdita del punteggio annuale fondamentale per maturare scatti nelle graduatorie. Ma, mentre il contratto degli educatori assunti dal Comune prevede fino a 200 ore l’anno di rapporto non frontale con i bambini (sono ore di formazione) quello dei lavoratori delle cooperative – che gestirebbero le scuole esternalizzate – ne concede 70, al massimo 90. Inoltre ci sarebbero altri svantaggi dal punto di vista retributivo perché nel privato sociale i lavoratori, pur essendo assunti a tempo indeterminato, vengono pagati solo nei mesi in cui il servizio è attivo e con retribuzioni nettamente inferiori a quelle del datore di lavoro pubblico: circa 900 euro mensili. La situazione sta prendendo questa piega anche nel Comune di Modena dopo quello di Ferrara. Strane le pressioni esercitate a mezzo stampa da Legacoop Modena, con frasi del tipo ‘”…Legacoop Modena sollecita l’Amministrazione a scelte più coraggiose in materia di esternalizzazioni e di modifica del Patto di Stabilità … – … Nella difficile quadratura dei conti con cui il Comune è alle prese, attraverso tagli alle spese e aumento delle entrate, siamo quanto mai convinti che esistano strade finora non praticate, o ad oggi solo “accennate”, che porterebbero un significativo contributo al bilancio comunale“, “…In proposito, Ancst/Legacoop ripropone di neutralizzare l’Iva in caso di esternalizzazioni di attività prima gestite direttamente dal soggetto pubblico per evitare un aggravio di costi per il committente che decida di affidarsi all’esterno piuttosto che gestire direttamente…’
Non è certo normale. Secondo noi ragionare in maniera prettamente economica sull’educazione dei più piccoli è sbagliato, così come lo è affidare a cooperative esterne l’insegnamento. Nell’interrogazione che abbiamo protocollato chiediamo alla Giunta di farsi garante dei diritti costituzionali all’educazione, e se ritenga legittimo che si utilizzi questo, che pare quasi un sotterfugio, delle esternalizzazioni per pagare meno i lavoratori che svolgono la stessa mansione degli insegnanti di ruolo
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Interrogazione:
Aggiornamento
Esternalizzazione Scuole
Favia: “Fondazione sì, ma controlli altissimi
Evitare un trattamento differenziato fra dipendenti”
“Accogliamo con favore l’inversione a ‘U’ sul tema delle esternalizzazioni dei servizi educativi, con particolare riferimento alla zona di Modena” – esordisce Giovanni Favia, Consigliere Regionale del Movimento 5 Stelle, che ricorda – “Avevamo già stigmatizzato qualche settimana fa la strana fretta di procedere a tali pratiche, secondo noi lesive della qualità dell’educazione e della condizione dei lavoratori, evidenziando anche le indebite pressioni da parte di Legacoop. Ora l’idea della Fondazione può essere accolta con favore” – dice Favia – “a patto che questo non sia solo uno stratagemma per dare alla stessa scatola un nome diverso. Ricorrere all’esternalizzazione può avere senso se serve a derogare il patto di stabilità. Ma occorre stare molto attenti, perché che si tratti di cooperative o fondazione c’è sempre il rischio che cambi il nome ma la sostanza rimanga la stessa. E’ difficile infatti spiegare come possa una fondazione fornire gli stessi servizi educativi su cui oggi la città può contare, ma a costi più bassi rispetto a quelli sostenuti dall’amministrazione comunale. Se non, e qui viene il punto sul quale esercitare i controlli, facendo ricadere il risparmio sul costo del personale. Non vorremmo” – specifica Favia – “presenza nella scuola di dipendenti di serie A, quelli pubblici dei comuni pagati con un salario dignitoso, e dipendenti di serie B, a libro paga delle operative sociali con salari bassi e meno ore di formazione, costretti anche a grande flessibilità di orari. A rimetterci potrebbero essere le famiglie, che potrebbero veder decadere la qualità del servizio. Un lavoratore malpagato e senza diritti non solo non garantisce una buona qualità, ma crea nuovi bisogni per il welfare, traducendosi in un costo aggiuntivo. Vogliamo quindi prima” – conclude il Consigliere Regionale – “vedere lo statuto e i dettagli del progetto.”
GIOVANNI FAVIA
Consigliere
Gruppo Assembleare Movimento 5 Stelle-Beppegrillo.it
Riduzione insegnanti di sostegno
Taglio di un insegnante su due.
Da Roma parte il ricorso collettivo!
“Nonostante il quadro normativo nazionale e internazionale parli chiaro, le ore destinate alla formazione degli alunni disabili sono sempre meno. E’ per questo che il Coordinamento dei genitori della Capitale ha deciso di agire per vie legali per garantire anche ai bambini speciali il diritto allo studio… “speriamo che anche altre città seguano l’esempio.”
Difendere il diritto allo studio dei bambini disabili, quelli che vengono penalizzati due volte, se nelle classi non ci sono gli insegnanti di sostegno. E’ per questo che il Coordinamento scuole elementari di Roma ha deciso di lanciare una proposta di un ricorso collettivo contro la riduzione in organico di questo tipo di docenti.
Nella scuola elementare, “quella che un tempo – sottolinea Bruna Sferra, docente della scuola Principe di Piemonte di Roma – era il fiore all’occhiello della scuola pubblica italiana, preso a modello da tutta Europa”, ai bambini diversamente abili viene tolta ogni possibilità.
Un’ingiustizia inaccettabile per un gruppo di genitori, insegnanti e assistenti scolastici, che un anno fa si è organizzato nel Coordinamento scuole elementari di Roma (che rappresenta oltre sessanta scuole della Capitale). Nonostante la legge sia dalla loro parte, il diritto allo studio di questi scolari speciali è costantemente disatteso. Sia la Corte Costituzionale nella sentenza 80 del febbraio 2010 sanciva l’illegittimità di fissare un limite massimo al numero dei posti degli insegnanti di sostegno, sia la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, adottata dalle Nazioni Unite, sosteneva il diritto all’istruzione e ad un percorso formativo di qualità anche per i bambini diversamente abili.
Eppure nelle scuole della Capitale la situazione è molto diversa: “Ad oggi – ricorda Domenico Montuori, direttore amministrativo della scuola Pietro Maffi e portavoce del coordinamento – il rapporto è di uno a tre (un insegnante di sostegno ogni tre studenti bisognosi) e talvolta arriva anche a uno a quattro”. I decreti, le circolari ministeriali e soprattutto la sentenza della Corte suprema prevedono però un rapporto massimo di uno a due. L’ unico modo, per i genitori di vedere riconosciuto ai propri figli questo diritto, è quello di procedere per vie legali. “Non tutti però – fa notare Bruna Sferra – hanno le possibilità o gli strumenti per farlo”. E’ per questo motivo che, dopo aver più volte presidiato davanti al ministero dell’Istruzione, il Coordinamento propone adesso un ricorso collettivo: un avvocato analizzerà ogni singolo caso, segnalato dai genitori (fino ad oggi sono circa dieci, “ma stanno aumentando”, assicura Bruna Sferra); tutti insieme confluiranno poi in un unico maxi ricorso, che sarà presentato entro gennaio 2012. “Il primo passo da compiere per i genitori, e anche quello più urgente (c’è tempo fino alla fine di dicembre) – spiega in una nota il coordinamento – è quello di richiedere, nelle segreterie delle scuole di appartenenza, l’accesso agli atti”. Il modulo è scaricabile da http://www.coselementariroma.it/ .
In questo modo si potrà fare una sorta di visura sull’organico dei docenti di sostegno e sulla loro distribuzione. Successivamente, ciascun genitore dovrà presentare la documentazione che certifica il diritto del proprio bambino ad avere l’insegnante di sostegno per un numero necessario di ore: a seconda della gravità del deficit, al bambino viene assegnato un codice. A questo corrisponde un numero preciso delle ore di sostegno di cui necessita il bambino. Fino ad un massimo di 22 ore settimanali, quasi mai riconosciute: Milo, ad esempio, un bambino di nove anni, affetto da microcefalia vera ed epilessia, secondo la diagnosi funzionale della Asl, avrebbe bisogno della sua insegnante di sostegno per tutte le 22 ore alla settimana. “Invece – accusa Melissa, sua madre, ne ha soltanto la metà”.
Ma la mancanza di ore di sostegno ricade sull’intera comunità scolastica: questo tipo di docenti sonouna risorsa per l’intera classe. Per questo, tutti i genitori (anche quelli dei bambini cosiddetti normodotati) potranno partecipare al ricorso.
Scongiurare dunque il rischio di arrivare, cosi come avviene già in altri Paesi, ad una distinzione tra scuole per normodotati e scuole per bambini speciali. L’impressione infatti è che, con i tagli anche da parte delle amministrazioni comunali sugli Aec (Assistenti educativi culturali), cioè il personale specializzato nel seguire il bambino nella sfera dell’autonomia (igiene personale, alimentazione, ecc…), si stia andando proprio in tale direzione.
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Aggiornamento
Anche a Modena hanno iniziato la raccolta firme.
Tagliare la metà dei contratti a tempo determinato, come vuole la Legge di stabilità, per il Comune di Modena potrebbe voler dire “mettere a rischio il 52% dei servizi educativi per la fascia 0-6 anni”. Lo sostiene il Coordinamento consigli dei nidi e delle scuole dell’infanzia di Modena, che ha dato il via a una mobilitazione dei genitori per scongiurare l’effetto di questo provvedimento (sono già state raccolte 2.054 firme in cinque giorni).
A partire dal 1 gennaio, infatti, è entrato in vigore il limite che impone a Regioni, Province, Ausl e Comuni la riduzione del 50% della quota di contratti di lavoro a tempo determinato e di collaborazione coordinata a e continuativa che possono essere attivati.
Per queste motivazioni, nelle scuole dell’infanzia e nei nidi comunali della città, è partita la raccolta firme in calce a una lettera che sarà inviata al sindaco di Modena, Giorgio Pighi, al presidente della Regione, Vasco Errani, al presidente dell’Anci Graziano Delrio, e a tutti i parlamentari modenesi.
Incontro semestrale con Andrea Defranceschi e Giovanni Favia
Lunedì 14 Novembre, alle ore 20.30 hai un appuntamento da NON perdere assolutamente!
Presso la Sala Ulivi, in Via Ciro Menotti 137 (ex Mercato Coperto) a Modena.
Andrea Defranceschi e Giovanni Favia, Consiglieri Regionali in Emilia Romagna del Movimento 5 Stelle, illustreranno le attività compiute in questi ultimi 6 mesi di mandato e presenteranno le loro dimissioni davanti ai propri elettori.
Al termine della riunione i partecipanti, votando, potranno decidere se accettare le dimissioni o respingerle, riconfermando quindi la fiducia ai Consiglieri per altri sei mesi.
La serata del 14 Novembre sarà l’appuntamento previsto per la nostra Provincia del ciclo di incontri semestrali che Defranceschi e Favia portano avanti, in ogni capoluogo emiliano-romagnolo, per esporre nei dettagli il frutto del loro lavoro come consiglieri regionali, con piena trasparenza, davanti ai propri elettori.
“Per noi il controllo da parte dei cittadini che ci hanno votato è fondamentale” – dice Giovanni Favia – “non siamo come quei politici che intascano il voto e poi spariscono fino alla successiva campagna elettorale. Chi non è soddisfatto di quello che stiamo facendo può mandarci a casa.”
Ai consiglieri eletti spetta il compito fondamentale di contribuire con le proposte dei propri elettori ai lavori della assemblea regionale, ai cittadini elettori del Movimento 5 stelle spetta il dovere di controllare periodicamente l’impegno e l’operato dei consiglieri eletti in regione.
“È un evento storico: qualcuno ha mai visto dei politici rimettere il proprio mandato nelle mani degli elettori ogni sei mesi?” – dice il Capogruppo Andrea Defranceschi – “Noi lo facciamo perché ci sentiamo Co.Co.Co.Pro della politica. Siamo cittadini semplici prestati a quest’attività per un periodo limitato di tempo, e non siamo incollati a nessuna poltrona.”
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Aggiornamento del 15/11/11
Centodieci, questo è il numero esatto di cittadini modenesi che in una fredda e nebbiosa sera di Novembre hanno deciso di scollarsi dal comodo divano di casa, lasciare il tepore della propria abitazione e raggiungere Sala Ulivi di Modena, dove si è tenuta Lunedì 14 la Relazione Semestrale di Andrea DeFranceschi e Giovanni Favia, i due Consiglieri Regionali eletti dal MoVimento 5 Stelle.
Nonostante quel che ci raccontano i telegiornali ed i brutti esempi dell’attuale classe politica, i Cittadini Lunedì hanno dimostrato invece di avere una gran fame di Politica e la voglia di Partecipare è tutt’altro che sopita.
Andrea Defranceschi e Giovanni Favia, hanno illustrato in modo dettagliato le attività compiute in questi ultimi 6 mesi ed a conclusione dell’incontro dopo aver risposto alle domande del pubblico in sala, hanno rimesso il proprio mandato nelle mani degli intervenuti.
I cittadini con i loro interventi, con il loro controllo, ritrovano il ruolo che gli spetta, ovvero, di cuore pulsante della Buona Politica.
Abituati a vedere i soliti politicanti solo in campagna elettorale, assuefatti dal modus operandi di chi intascato il voto sparisce e se va bene lo rivedi dopo 5 anni, sembra quasi paradossale che gli eletti ogni 6 mesi rimettano il proprio mandato o si confrontino costantemente con i cittadini.
La grande partecipazione ha confermato che la Politica quand’è fatta sul serio, sta decisamente a cuore alla gente.
Un grazie a tutti gli intervenuti.
ed inoltre clicca su: video serata rinnovo semestrale delle cariche
Nonantola – NO all’Inceneritore di Via Cavazza!
Arriva dal basso la protesta dei cittadini di Nonantola contro la
terza linea dell’inceneritore di via Cavazza, con una manifestazione pacifica in via Marconi davanti al municipio.
Un ritrovo pacato, promosso spontaneamente.
L’obiettivo è chiaro: un momento per dimostrare il “no” della popolazione al previsto aumento della capienza della terza linea dell’inceneritore, pronto ad accogliere su richiesta di Hera un maggiore numero di rifiuti speciali che arriveranno così anche da fuori provincia.
L’idea partita dai cittadini vuole dare concretezza al dis senso all’inceneritore portato avanti da sempre – anche prima dell’accensione della quarta linea – dal comitato “Ambiente è Salute” coordinato da Wiliam Zoboli (al quale ci affianchiamo e diama pieno sostegno).
«Qui si pratica con costanza e risultati eccezionali la raccolta differenziata – ci chiediamo quindi a che cosa serva aumentare i rifiuti speciali sapendo bene che sarannoi cittadini residenti, insieme ai bambini, a respirarne le conseguenze.
I cittadini davanti alla porta del municipio chiedono con forza che il Comune di Nonantola dica il suo “no” alla terza linea dell’inceneritore, e che si faccia promotore – in qualità di Comune più “r iciclone” del – la Provincia, con percentuali di differenziata che si assestano intorno al 60% – di una politica «attenta e responsabile sulle tematiche ambientali».
Aggiornamento di Luglio 2011:
vedi anche Inceneritore e tumori
Il ns. inceneritore modenese
Il MoVimento5stelle di Modena e provincia invita tutti i cittadini, i comitati e
le associazioni in difesa dell’ambiente e del diritto alla salute a partecipare
al presidio di protesta che si terrà il 20 Novembre 2010, ore 15:00 davanti ai
cancelli dell’inceneritore di Via Cavazza 45 a Modena. L’iniziativa nasce
dall’urgenza di veicolare a tutta la comunità il pericolo ed i rischi sempre
più alti derivati dagli intenti perseguiti e dalle scelte ultimamente compiute
dagli organi di governo locali, Provincia e Comune. Direzione intrapresa
esclusivamente a favore dei guadagni di Hera e del conseguente rafforzamento
delle proprie posizioni di potere. Alzeremo la voce per testimoniare la nostra
intenzione di intraprendere una battaglia che incominci dal difendere il
diritto primario più importante rispetto a tutti gli altri, il diritto
fondamentale alla salute collettiva. E’ un tema troppo importante per la sua
universalità, per questo l’invito è a tutte quelle espressioni della società
civile quali le associazioni ed i comitati locali che già a più riprese in
passato si sono battuti a più livelli contro l’incenerimento dei rifiuti e
continuano tuttora a farlo.
Tutto questo non è più accettabile: in qualità di rappresentanti della società civile,
movimenti, comitati ed associazioni è necessario si uniscano ed organizzino le
proprie forze per combattere questo vero e proprio atto criminale contro la
difesa della salute comune.
Questo è solo un primo deciso passo, ribadiamo dettato da urgenti motivi di
preoccupazione, ma ulteriormente giustificato dalla necessità di iniziare un
percorso di sensibilizzazione dell’opinione pubblica atta a far comprendere che
il ricorso a mezzi obsoleti come gli inceneritori o le discariche è ormai
inutile, grazie all’opportunità fornita da tecnologie e pratiche moderne di
gestione dei rifiuti d’uso comune in moltissime realtà italiane, e risulta,
inoltre, gravemente dannoso per la salute pubblica.
Perché diciamo questo? Perché dobbiamo reagire alla situazione venutasi a creare a
causa di governanti che davanti alle telecamere, ai microfoni e ai cittadini si
autoproclamano attuatori di una politica virtuosa e sostenibile per risolvere
il problema dei rifiuti, mentre nelle segrete stanze del Comune e della
Provincia, nei processi decisionali si comportano in direzione opposta.
Un esempio su tutti: quando sentiamo sindaco e assessore all’ambiente, in linea con quanto
auspicato dai piani industriali di Hera, prefissarsi di aumentare la
percentuale di raccolta differenziata, una raccolta SPOT-propagandistica,
inutile poiché realizzata con i cassonetti e soprattutto gestita dalla stessa
multiutility che ha fortissimi interessi economici nel far bruciare più rifiuti
possibili, ci indigniamo, seppur mostrando una punta di incredulità. Come si fa
a non rimanere letteralmente basiti di fronte ad un sindaco e ad un assessore
all’ambiente che predicano come fosse sovrapponibile un aumento parallelo dei
regimi di incenerimento e della raccolta differenziata, quando per logica
conseguenza queste due pratiche vanno in direzioni diametralmente opposte?
A scanso di equivoci e per non prestare il fianco ai soliti sterili detrattori, presentiamo
anche una sicura ricetta per poter risolvere quello che molti finti esperti
ritengono un problema, mentre per noi e per tutto il mondo avanzato rappresenta
una risorsa importante e parte di un ciclo chiuso e virtuoso della vita di un
materiale: fare un passo indietro e riavvicinarci ad un rapporto maggiormente
legato al territorio e al locale, preferendo ed incentivando soluzioni di
acquisto a filiera corta. Nella fattispecie, la diffusione di realtà
commerciali come nel caso di “Alimentari point”, il primo negozio con prodotti
tutti a Km zero e alla spina, inaugurato da tempo a Reggio Emilia, sarebbe il
primo e più importante passo da compiere; comune e Regione dovrebbero
utilizzare la leva fiscale con sconti in tariffa-rifiuti o incentivi per queste
attività che riducono i rifiuti, accorciano la filiera e favoriscono le
produzioni locali oltre a favorire il benessere dei cittadini; così come
potrebbero disincentivare la grande distribuzione nel ricorrere a grandi
quantità, tra l’altro scarsamente qualitative, di imballaggi inutili che
inevitabilmente finiscono nel circuito di trattamento dei rifiuti; teniamo
sempre presente il fatto che questi ultimi rappresentano oltre il 50% dei
rifiuti domestici. Integrando questo sistema con una seria, e non soltanto di
facciata, raccolta differenziata porta a porta e con l’utilizzo di impianti sul
modello di quello operante nel comune di Vedelago, creeremmo un circuito chiuso
virtuoso; il concetto di rifiuto si ridefinirebbe in quello di materia prima;
infine, si consoliderebbe un metodo sostenibile per dare nuova linfa
all’occupazione e al circuito economico locale.
Questa è l’idea di sviluppo sostenibile, da adottare e su cui discutere. Facciamolo
insieme, mettendo da parte le etichette e senza indossare cappelli politici o
ideologici a fronte di una battaglia così importante. Ribadiamo l’appuntamento
per SABATO 20 NOVEMBRE – ore 15:00 davanti ai cancelli dell’inceneritore di Via
Cavazza 45. VI ASPETTIAMO
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