Archivi categoria: Istruzione

Commissioni mensa nelle scuole

 

mensaI cittadini del MoVimento 5 stelle di Castelfranco Emilia

Premesso che:

– la consumazione del pasto nelle scuole è considerata un momento di fondamentale rilevanza e valore, per le implicazioni che esso ha rispetto alla salute, alla socialità, all’educazione, quindi alla cultura in senso più ampio,

– tra gli obiettivi prioritari dell’Amministrazione comunale vi dovrebbe essere quello di garantire un servizio di refezione scolastica qualitativamente valido sotto i diversi aspetti che compongono il processo di erogazione, dalla produzione alla distribuzione,

– nell’ambito di tali obiettivi, il contributo dei genitori può concorrere positivamente a migliorare la qualità del servizio di refezione scolastica e a sviluppare azioni di educazione alimentare verificando la qualità e la quantità dei prodotti forniti ai propri figli e le modalità di distribuzione,

Considerato che

già da molti anni sono attivi in diverse scuole organismi denominati commissioni mensa che contribuiscono al miglioramento del servizio e affiancano i tecnici preposti nell’effettuazione di controlli e monitoraggi sul servizio di refezione attraverso visite nei refettori durante il momento dei pasti e sopralluoghi nei centri di preparazione degli stessi,

ritengono opportuno sollecitare la costituzione delle Commissioni composte da genitori e personale scolastico, definendone altresì modalità di funzionamento nei seguenti ambiti prioritari:

– analisi e proposte per il miglioramento della qualità del servizio

– sopralluoghi nei centri di preparazione

– visite nei refettori durante il momento dei pasti

– analisi del gradimento dei bambini

– monitoraggio della qualità con eventuali assaggi e verifiche periodiche

– azioni e proposte in merito alla educazione alimentare.

Consapevoli che tale proposta è direttamente applicabile alle scuole dell’infanzia comunali, mentre per le scuole statali, in ragione dell’autonomia scolastica, la costituzione della commissione mensa è sottoposta all’autorizzazione del Consiglio di Istituto, chiediamo di mettere in atto tutte le azioni possibili per promuoverne la costituzione.

 

                                                       MoVimento 5 stelle Castelfranco Emilia

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Scuole – esternalizzazioni

“Gli insegnanti di ruolo sono insufficienti a garantire l’apertura di tutte le sezioni di scuole dell’infanzia comunali del territorio della Regione per un insieme di ragioni: il Patto di Stabilità, che impone di reintegrare fino ad un massimo del 20% degli insegnanti che vanno in pensione, e il divieto di assunzioni a tempo indeterminato: l’educazione per i nidi non sarebbe garantita.”

E’ in questo contesto che molti comuni si stanno attrezzando cercando la soluzione nelle esternalizzazioni, affidando a privati la gestione del corpo insegnanti – con quel che ne consegue dal punto di vista dei lavoratori: molti insegnanti si ritrovano senza il posto di lavoro, con la conseguente gravissima interruzione della carriera professionale e la perdita del punteggio annuale fondamentale per maturare scatti nelle graduatorie. Ma, mentre il contratto degli educatori assunti dal Comune prevede fino a 200 ore l’anno di rapporto non frontale con i bambini (sono ore di formazione) quello dei lavoratori delle cooperative – che gestirebbero le scuole esternalizzate – ne concede 70, al massimo 90. Inoltre ci sarebbero altri svantaggi dal punto di vista retributivo perché nel privato sociale i lavoratori, pur essendo assunti a tempo indeterminato, vengono pagati solo nei mesi in cui il servizio è attivo e con retribuzioni nettamente inferiori a quelle del datore di lavoro pubblico: circa 900 euro mensili. La situazione sta prendendo questa piega anche nel Comune di Modena dopo quello di Ferrara. Strane le pressioni esercitate a mezzo stampa da Legacoop Modena, con frasi del tipo ‘”…Legacoop Modena sollecita l’Amministrazione a scelte più coraggiose in materia di esternalizzazioni e di modifica del Patto di Stabilità … – … Nella difficile quadratura dei conti con cui il Comune è alle prese, attraverso tagli alle spese e aumento delle entrate, siamo quanto mai convinti che esistano strade finora non praticate, o ad oggi solo “accennate”, che porterebbero un significativo contributo al bilancio comunale“, “…In proposito, Ancst/Legacoop ripropone di neutralizzare l’Iva in caso di esternalizzazioni di attività prima gestite direttamente dal soggetto pubblico per evitare un aggravio di costi per il committente che decida di affidarsi all’esterno piuttosto che gestire direttamente…’
Non è certo normale. Secondo noi ragionare in maniera prettamente economica sull’educazione dei più piccoli è sbagliato, così come lo è affidare a cooperative esterne l’insegnamento. Nell’interrogazione che abbiamo protocollato chiediamo alla Giunta di farsi garante dei diritti costituzionali all’educazione, e se ritenga legittimo che si utilizzi questo, che pare quasi un sotterfugio, delle esternalizzazioni per pagare meno i lavoratori che svolgono la stessa mansione degli insegnanti di ruolo

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Interrogazione: 

 

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  Aggiornamento

Esternalizzazione Scuole

Favia: “Fondazione sì, ma controlli altissimi
Evitare un trattamento differenziato fra dipendenti”

“Accogliamo con favore l’inversione a ‘U’ sul tema delle esternalizzazioni dei servizi educativi, con particolare riferimento alla zona di Modena” – esordisce Giovanni Favia, Consigliere Regionale del Movimento 5 Stelle, che ricorda – “Avevamo già stigmatizzato qualche settimana fa la strana fretta di procedere a tali pratiche, secondo noi lesive della qualità dell’educazione e della condizione dei lavoratori, evidenziando anche le indebite pressioni da parte di Legacoop. Ora l’idea della Fondazione può essere accolta con favore” – dice Favia – “a patto che questo non sia solo uno stratagemma per dare alla stessa scatola un nome diverso. Ricorrere all’esternalizzazione può avere senso se serve a derogare il patto di stabilità. Ma occorre stare molto attenti, perché che si tratti di cooperative o fondazione c’è sempre il rischio che cambi il nome ma la sostanza rimanga la stessa. E’ difficile infatti spiegare come possa una fondazione fornire gli stessi servizi educativi su cui oggi la città può contare, ma a costi più bassi rispetto a quelli sostenuti dall’amministrazione comunale. Se non, e qui viene il punto sul quale esercitare i controlli, facendo ricadere il risparmio sul costo del personale. Non vorremmo” – specifica Favia – “presenza nella scuola di dipendenti di serie A, quelli pubblici dei comuni pagati con un salario dignitoso, e dipendenti di serie B, a libro paga delle operative sociali con salari bassi e meno ore di formazione, costretti anche a grande flessibilità di orari. A rimetterci potrebbero essere le famiglie, che potrebbero veder decadere la qualità del servizio. Un lavoratore malpagato e senza diritti non solo non garantisce una buona qualità, ma crea nuovi bisogni per il welfare, traducendosi in un costo aggiuntivo. Vogliamo quindi prima” – conclude il Consigliere Regionale – “vedere lo statuto e i dettagli del progetto.”

GIOVANNI FAVIA
Consigliere
Gruppo Assembleare Movimento 5 Stelle-Beppegrillo.it

 

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Riduzione insegnanti di sostegno

 

Taglio di un insegnante su due.

 

Da Roma parte il ricorso collettivo!

 

 

Nonostante il quadro normativo nazionale e internazionale parli chiaro, le ore destinate alla formazione degli alunni disabili sono sempre meno. E’ per questo che il Coordinamento dei genitori della Capitale ha deciso di agire per vie legali per garantire anche ai bambini speciali il diritto allo studio… “speriamo che anche altre città seguano l’esempio.”

Difendere il diritto allo studio dei bambini disabili, quelli che vengono penalizzati due volte, se nelle classi non ci sono gli insegnanti di sostegno. E’ per questo che il Coordinamento scuole elementari di Roma ha deciso di lanciare una proposta di un ricorso collettivo contro la riduzione in organico di questo tipo di docenti.

Nella scuola elementare, “quella che un tempo – sottolinea Bruna Sferra, docente della scuola Principe di Piemonte di Roma – era il fiore all’occhiello della scuola pubblica italiana, preso a modello da tutta Europa”, ai bambini diversamente abili viene tolta ogni possibilità.

Un’ingiustizia inaccettabile per un gruppo di genitori, insegnanti e assistenti scolastici, che un anno fa si è organizzato nel Coordinamento scuole elementari di Roma (che rappresenta oltre sessanta scuole della Capitale). Nonostante la legge sia dalla loro parte, il diritto allo studio di questi scolari speciali è costantemente disatteso. Sia la Corte Costituzionale nella sentenza 80 del febbraio 2010 sanciva l’illegittimità di fissare un limite massimo al numero dei posti degli insegnanti di sostegno, sia la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, adottata dalle Nazioni Unite, sosteneva il diritto all’istruzione e ad un percorso formativo di qualità anche per i bambini diversamente abili.

Eppure nelle scuole della Capitale la situazione è molto diversa: “Ad oggi – ricorda Domenico Montuori, direttore amministrativo della scuola Pietro Maffi e portavoce del coordinamento – il rapporto è di uno a tre (un insegnante di sostegno ogni tre studenti bisognosi) e talvolta arriva anche a uno a quattro”. I decreti, le circolari ministeriali e soprattutto la sentenza della Corte suprema prevedono però un rapporto massimo di uno a due. L’ unico modo, per i genitori di vedere riconosciuto ai propri figli questo diritto, è quello di procedere per vie legali. “Non tutti però – fa notare Bruna Sferra – hanno le possibilità o gli strumenti per farlo”. E’ per questo motivo che, dopo aver più volte presidiato davanti al ministero dell’Istruzione, il Coordinamento propone adesso un ricorso collettivo: un avvocato analizzerà ogni singolo caso, segnalato dai genitori (fino ad oggi sono circa dieci, “ma stanno aumentando”, assicura Bruna Sferra); tutti insieme confluiranno poi in un unico maxi ricorso, che sarà presentato entro gennaio 2012. “Il primo passo da compiere per i genitori, e anche quello più urgente (c’è tempo fino alla fine di dicembre) – spiega in una nota il coordinamento – è quello di richiedere, nelle segreterie delle scuole di appartenenza, l’accesso agli atti”. Il modulo è scaricabile da http://www.coselementariroma.it/  .

 In questo modo si potrà fare una sorta di visura sull’organico dei docenti di sostegno e sulla loro distribuzione. Successivamente, ciascun genitore dovrà presentare la documentazione che certifica il diritto del proprio bambino ad avere l’insegnante di sostegno per un numero necessario di ore: a seconda della gravità del deficit, al bambino viene assegnato un codice. A questo corrisponde un numero preciso delle ore di sostegno di cui necessita il bambino. Fino ad un massimo di 22 ore settimanali, quasi mai riconosciute: Milo, ad esempio, un bambino di nove anni, affetto da microcefalia vera ed epilessia, secondo la diagnosi funzionale della Asl, avrebbe bisogno della sua insegnante di sostegno per tutte le 22 ore alla settimana. “Invece – accusa Melissa, sua madre, ne ha soltanto la metà”.

Ma la mancanza di ore di sostegno ricade sull’intera comunità scolastica: questo tipo di docenti sonouna risorsa per l’intera classe. Per questo, tutti i genitori (anche quelli dei bambini cosiddetti normodotati) potranno partecipare al ricorso.

Scongiurare dunque il rischio di arrivare, cosi come avviene già in altri Paesi, ad una distinzione tra scuole per normodotati e scuole per bambini speciali. L’impressione infatti è che, con i tagli anche da parte delle amministrazioni comunali sugli Aec (Assistenti educativi culturali), cioè il personale specializzato nel seguire il bambino nella sfera dell’autonomia (igiene personale, alimentazione, ecc…), si stia andando proprio in tale direzione.
 

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Aggiornamento

 
Anche a Modena hanno iniziato la raccolta firme.

Tagliare la metà dei contratti a tempo determinato, come vuole la Legge di stabilità, per il Comune di Modena potrebbe voler dire “mettere a rischio il 52% dei servizi educativi per la fascia 0-6 anni”. Lo sostiene il Coordinamento consigli dei nidi e delle scuole dell’infanzia di Modena, che ha dato il via a una mobilitazione dei genitori per scongiurare l’effetto di questo provvedimento (sono già state raccolte 2.054 firme in cinque giorni).

A partire dal 1 gennaio, infatti, è entrato  in vigore il limite che impone a Regioni, Province, Ausl e Comuni la riduzione del 50% della quota di contratti di lavoro a tempo determinato e di collaborazione coordinata a e continuativa che possono essere attivati.

Per queste motivazioni, nelle scuole dell’infanzia e nei nidi comunali della città, è partita la raccolta firme in calce a una lettera che sarà inviata al sindaco di Modena, Giorgio Pighi, al presidente della Regione, Vasco Errani, al presidente dell’Anci Graziano Delrio, e a tutti i parlamentari modenesi.

 

 

 

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Futura “razionalizzazione” delle scuole

 

 

 

Postiamo uno stralcio dell’articolo pubblicato dalla gazzetta di modena del 28/11/11. a pag.10 che ci ha fatto avere in copia il gentilissimo Sig. Lino Andreozzi a nome del PRC di Castelfranco.

 

E’ da qualche lustro che il maggiore partito dell’ex opposizione avanza, nelle sue proposte per la crescita dell’economia, l’idea di una maggiore liberalizzazione, soprattutto nel settore dei servizi al cittadino.

La potente voce dell’emiliano Bersani, a più riprese, ha lanciato il grido d’allarme intravvedendo nella liberalizzazione, una più ampia liberalizzazione, una delle chiavi per uscire dalla crisi.

Ora, dopo la bufala  Marchionne, decantato da lui stesso e dalla banda dei migliori come Fassino, D’Alema, Chiamparino, Veltroni, Letta e via elencando, alla luce dell’ultima dichiarazione dell’a.d.: la Fiat può lasciare l’Italia, si può ancora avere credibilità per un partito che non ne azzecca una?

Ebbene, a Modena avviene che si concretizza  ciò che Bersani e il suo partito vanno reclamando.

In un incontro tra sommi esponenti della Giunta e della Legacoop, è stato chiesto esplicitamente questo al Comune: …ai privati va data la gestione degli asili, delle scuole e delle strutture di assistenza. Ciò comporterebbe, a loro dire, una significativa razionalizzazione dei costi, pur in presenza di un elevato livello di professionalità e qualità.

Ora noi, di fronte alla forte parola “razionalizzazione”, avendone esempi eclatanti nella scuola, dove con la “razionalizzazione”  si è provveduto a sfasciarla dal punto di vista proprio qualitativo e professionale, come è stato analiticamente attestato dall’istituto scuola Fiat, ci chiediamo: come sarà possibile arrivare ad un elevato livello di questi servizi con una gestione improntata ai tagli, pardon alla “razionalità”?

Questi si vergognano anche di usare i termini appropriati in certi contesti, perché, forse, preoccupati di impopolarità se esprimessero chiaramente le loro intenzioni reali.  Ma, volendo essere possibilisti, ci domandiamo su chi peserebbe la razionalizzazione, considerando che i servizi saranno di alto livello qualitativo e professionale.

Abbiamo il vago sospetto che a pagare sarebbero gli operatori, gli addetti al lavoro, i salariati. Ciò ci viene da esperienze già esistenti di così dette coop di pulizie, di servizi mensa e  vari altri ai quali abbiamo assistito nella nostra carriera docente.

Abbiamo verificato elevati ritmi di lavoro, striminziti tempi di esecuzione, paghe orarie  modestissime .

 Il dato più preoccupante si riscontra nel silenzio delle lavoratrici e dei lavoratori che, in momenti confidenziali, lamentavano la loro situazione  che non potevano denunciare nemmeno ai sindacati di categoria, pena la messa in condizione di dimettersi.  

 

 

Il Movimento 5 stelle concorda e si affianca al dissenso sopraesposto, conscio del prossimo aggravarsi della situazione già disumanamente “razionalizzata” oltre misura.

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RETTE SCOLASTICHE 2011-2012

 

Non si può non notare la classificazione delle fasce di reddito.

Scorrendola si evince che entrambe le tabelle effettuano una classificazione delle rette sulla base dei redditi ISEE del nucleo familiare come segue:

 

Servizio mensa –– servizio trasporto – pre e post scuola

Fascia 1 -> ISEE sotto i 7.999,00 €

Fascia 2 -> ISEE   tra   i  7.999,01 €  e  17.000,00  €

Fascia 3 -> ISEE   tra   i   17.000,01 €  in su.

 

Ed a parità di fascia corrisponde ovviamente parità di retta.

Sembrerebbe tutto perfetto…ma oltre i 17.000,01  euro di ISEE che succede?! 

Succede che tutte le fasce di reddito SOPRA i 17.000,01  vengono messe “nello stesso calderone” !!!

Ma come si fa ad equiparare le famiglie con ISEE di 17.000,01  euro a chi, magari, lo ha di 50.000,00 o più ??!

Vogliamo equiparare chi guadagna 1.200/1.500,00 euro al mese a chi ne guadagna      4/5.000,00 al mese ?

Paragonare i nucleo familiari con entrambi i genitori che devono lavorare (e comunque superano a malapena i 17.000,01 euro l’anno di ISEE) ai nuclei familiari di persone benestanti che hanno un ISEE ben più alto non è affatto pratica di “ Buona amministrazione ”.

Non è affatto equo, anzi tutto ciò è profondamente ingiusto.

 

Le persone più fortunate dovrebbero essere quelle che contribuiscono, proporzionalmente alle proprie possibilità, in quota maggiore alla collettività.
Ma, evidentemente, a Castelfranco non è così e per Reggianini, la famiglia che guadagna 17.000,01 euro l’anno è identica a quella che ne guadagna 200.000, 00; secondo noi non dovrebbe essere così, ci dovrebbero essere fasce di reddito ulteriori per chi è veramente benestante, ed ha maggiori possibilità.

E’ giusto che chi ha poche possibilità paghi in base a quelle, ma è altrettanto giusto che chi ha molte possibilità paghi in base a quelle. 

Basta con la protezione di quella parte di popolazione che non ne ha affatto necessità.

E allora perchè non implementare le tabelle ed adeguare le relative tariffe tenedo conto di tutto ciò ed aumentando gli scaglioni ?

Non ne vediamo le motivazioni, ma vediamo i buoni motivi per farlo:

daremmo alla scuola maggiori possibilità di erogare un servizio formativo migliore per i nostri figli, che equivale a maggiori possibilità ai nostri figli ed al loro futuro!

Purtroppo questa situazione è ignorata da molte persone.

Anche perché a Castelfranco le decisioni del caso vengono prese nelle sale chiuse della Giunta, senza discussione pubblica in Consiglio Comunale, ma questa metodica decisionale non favorisce certo il coinvolgimento e partecipazione della cittadinanza castelfranchese.

In conclusione, riteniamo che questo modello di tariffazione sia profondamente antisociale, perchè non prevede che veri ricchi contribuiscano proporzionalmente alle loro possibilità e, come sempre, le difficoltà ricadono sulla classe meno abbiente.

Quello che proponiamo è di definire ulteriori classi di reddito per i redditi “alti” e “altissimi”, con rette mensili più alte, e più adeguate alla loro capacità reddituale.

In questo modo le fasce inferiori potrebbero pagare ancora meno, oppure la scuola potrebbe avere maggiori risorse, ma comunque ci sarebbe MAGGIORE EQUITÀ.

Riteniamo inoltre che decisioni di tale importanza dovrebbero esser affrontate con maggior partecipazione di tutta la cittadinanza e relativa rappresentanza.

 

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